Ecco un'altra goccia che cerca di aggiungersi alla misura, ormai colma, del vaso chiamato "sopportazione della popolazione".Il canone Rai è una di quelle tasse ambigue che non ha mai avuto una piena approvazione popolare, perché vuole imporre il pagamento per l'uso di un servizio che di pubblico ha poco o niente e che non è calibrato in base all'utilizzo reale.
C'è chi la televisione non la guarda e chi non possiede nemmeno un modo per vedere la Rai, c'è anche chi vuole avere il diritto sacrosanto di guardare solo gli altri "canali".
Forse per questo l'attuale proposta di inserire il costo del canone nella bolletta della luce è davvero la pericolosa goccia che fa traboccare il vaso.
Fortunatamente per ammissione del presidente dell'Autorità per l'energia elettrica, Guido Bortoni, la proposta è "impropria e di difficile applicazione", ma sappiamo che al Governo sanno inventare e trasformare, quindi gli illusionisti della regola potrebbero creare un modo per riuscire a suggere ancora denari dai nostri portafogli rinsecchiti anche quando di Rai a noi non potrebbe importar di meno.
Chi crede di "farla franca" perché non usa la TV è stato gabbato anche in questo perché per non pagare il canone bisogna dichiarare, sotto la propria responsabilità, di non usare nessuno di questi apparecchi con cui POTREBBE vedere la tv e quindi la Rai: televisore, pc, laptop, tablet, smartphone. Quindi si fa pagare la possibilità di vedere la Rai, non il vederla. Possibile che con tutta questa tecnologia non siamo in grado di far pagare solo i reali fruitori di un servizio?
Nel frattempo l'italiano medio continua a vegetare nella semincoscienza dell'idiota classico, muto in un angolo lasciandosi vivere.